PizzeriePizzerie napoletane

La storica pizza da Di Matteo

Ci sono pizze in tutto il mondo conosciuto, in America, in Giappone, perfino in africa ma se volete una vera pizza, l’unico posto dove potete trovarla sono i vicoli di Napoli.
Dicono che a Napoli non sia possibile mangiare una pizza cattiva ma io questa affermazione la lascio ai turisti o a chi basta presentare un disco di pasta con il pomodoro sopra perché creda di mangiare una vera pizza.
Per me la pizza è sacra e deve rispettare dei canoni di forma, impasto, cottura e qualità degli ingredienti che la caratterizzano fortemente rendendola così speciale.
Quando torno a Napoli ed ho un pò di tempo, faccio sempre un salto in una delle due pizzerie che preferisco. A via dei tribunali, nel cuore pulsante del folklore e dei vicoli di Napoli, ci sono due pizzerie che hanno radici storiche comuni ma che oggi sono scisse.
La pizzeria “Di Matteo” e la pizzeria “Del Presidente”, entrambe si trovano a via dei tribunali ad un centinaio di metri di distanza l’una dall’altra.
Di solito scelgo a caso oppure mi sposto dove la fila per il tavolo è minore, questa volta sono andato direttamente da Di Matteo, perché i miei genitori, nonostante vivano da sempre a Napoli non c’erano mai stati.

La fila fuori dal locale era già copiosa ma per fortuna sembrava scorrere velocemente. Ho dato subito il mio nome e ci siamo accomodati fuori per strada ad aspettare il nostro turno. L’odore di pizza e dei fritti esposti nella vetrinetta lato strada inebriava i miei sensi al punto che sono stato costretto a prendere subito qualcosa.

Mia madre si è accontentata di un panzerotto, in italia viene chiamato crocchetta di patate, io sono andato su qualcosa di più serio, una frittatina di pasta, mio padre invece non ha voluto niente, per lui è un concetto strano quello di maneggiare cibo se non seduti a tavola e con forchetta e coltello.
La frittatina di pasta è un tipico cibo da rosticceria napoletano. Un piccolo timballo di pasta alla besciamella con piselli, carne macinata e tanto pepe, fritto in una croccante panatura.
E’ inutile dirvi quanto possa essere soddisfacente per il palato una cosa simile, anche se per me si trattava solo del pre antipasto.

Dopo qualche minuto era già arrivato il nostro turno di entrare. Ci siamo accomodati nella piccola sala a sinistra del forno proprio dietro il montacarichi che porta le pietanze al piano superiore.
Il locale, almeno in questa sala ricorda ancora le vecchia pizzeria, le pareti sono bianche ed un pò annerite dal tempo e dai vapori del forno. Alle pareti ci sono delle storiche e qualche foto del Napoli Calcio. I tavoli sono semplici e sono ricoperti dalla tovaglia di carta. Sulla parete dal lato delle scale c’è appeso un vecchio tabellone giallo con i nomi ed i prezzi delle pizze.

Ovviamente non esiste il menù, ognuno sa già cosa ordinare e se ha dei dubbi può chiedere al camerirere.

Ordiniamo tre pizze ed una birra grande ma subito dopo ci ripensiamo e decidiamo di prendere qualche fritto come antipasto in attesa che siano pronte le pizze.
Mio padre ordina un arancino bianco e mia madre una pizza fritta che divideremo.

Peccato che la birra sia una DAB, mi aspetto sempre di trovare la Peroni, che tra le birre popolari di fascia bassa è quella che preferisco.

La pizza fritta è buona, piena di ricotta e pepe, peccato che quella piccola non abbia all’interno anche i cigoli, il pomodoro ed il salame.

Nonostante l’antipasto continuo ad avere una fame mostruosa, vedo passare in tutta la sala delle pizze fantastiche e comincio a diventare insofferente.
Su alcuni piatti ci sono delle pizze fritte tonde gonfie quanto un pallone, le osserviamo con stupore e riverenza e decidiamo che la prossima volta una di quelle sarà l’allenamento giusto per il nostro fegato.

Arrivano le pizze fumanti, perdo qualche secondo per fare delle foto e poi comincio a mangiare.

La dimensione è quella giusta, grande al punto da fuoriuscire dal piatto, liquida al centro con la mozzarella e l’olio che galleggiano tra il pomodoro fumante.
Il cornicione è alto, morbido e croccante, la cottura è perfetta. A Napoli c’è sempre una persona dedicata solo alla cottura, mentre altre al bancone preparano le pizze.

La prova migliore che si può fare per testare la qualità di una vera pizza napoletana è quella di tagliarne un triangolo e dopo averlo piegato verticalmente osservare se la parte centrale si piega lasciando cadere tutto il contenuto nel piatto.
Taglio un bel triangolo, lo piego a metà e con la forchetta reggo la punta che si piegherebbe lasciando cadere tutto il pomodoro e la mozzarella nel piatto.
Quando lo porto alla bocca, resto estasiato, nonostante il calore riesco a percepire bene tutti i sapori, la mozzarella che si sta solidificando, il pomodoro, il basilico, il gusto forte delle melanzane fritte ed il parmigiano che non deve mai mancare su una pizza.

Ci metto davvero poco a finire la mia pizza e resto ad osservare mia madre e mio padre che lentamente mangiano la loro con forchetta e coltello.
Quando mia madre si accorge del mio sguardo sulla sua pizza, me ne cede metà, dice che è piena e che non riesce a finirla.

Non so quanto sia vera questa affermazione, credo piuttosto che sia una propensione di tutte le madri prendersi cura del figlio togliendosi addirittura il cibo dal piatto.
Provo a chiederle se è davvero sicura di non volerne più ma la risposta è scontata.
Così ottengo quasi un’altra mezza pizza che divoro con le ultime gocce di una delle peggiori birre tedesche che abbia mai bevuto, la DAB.

Appena abbiamo finito, decidiamo di pagare ed andar via per lasciare il tavolo libero a chiunque altro stia fuori ad aspettare.

Tre ottime pizze, una birra, un arancino bianco, un crocchè di patate, una frittatina di pasta ed una pizza fritta piccola ci sono costate circa 25€.
A Napoli la pizza non è una cosa da ricchi e quelle migliori si mangiano sempre nei vecchi locali tra i vicoli delle zone più antiche della città, dove i prezzi sono bassi ma la qualità alta.

 

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