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Ristorante Giapponese Rokko, ovviamente a Roma

Una volta saltata la nostra vacanza di pasqua con gli amici abbiamo deciso di rimediare allo sconforto dedicandoci un pranzo in un vero ristorante giapponese di Roma.

Per l’occasione abbiamo scelto il Ristorante Giapponese Rokko, sito in via passeggiata di Ripetta 15, proprio tra il lungotevere e via del corso.

Appena entrati ci accoglie il cuoco di sughi indaffarato dietro il suo banco del sushi e subito dopo uno dei due proprietari che ci indica la strada fino al nostro tavolo.

Si scorge subito l’eleganza degli arredi ed uno spazio ampio che si denota già dall’enorme corridoio che si attraversa per raggiungere le sale in fondo al locale.

Le sale sono ampie ed eleganti, ogni due tavoli c’è un bel separè in legno e vetro che più che una funzione di protezione della privacy ha una funzione estetica e lascia passare la luce nella sala.

Il nostro tavolo si trova nell’ultima sala, proprio sotto la vetrata che regala una vista sul piccolo giardino stile zen da cui filtra entra la luce che illumina la sala donandole una piacevole atmosfera. Abbiamo prenotato in anticipo e quindi ci hanno conservato un buon posto.

I tavoli quadrati hanno il piano in sassolini bianchi incastonati nella resina, con il bordo in legno chiaro, sul pavimento c’è un parquet legno chiaro antidato ed al muro spiccano ed illuminano diffusamente la sala dei quadroni in stoffa bianca grandi 1,5 metri per lato.

Sul lato opposto della sala c’è una parete completamente a specchio dietro grosse canne di bambù dona profondità e luce alla stanza, mostrando un secondo giardino soltanto riflesso.
Prima di guardare i menù faccio un salto al bagno che è scuro e molto elegante.

I proprietari sono due anziani signori giapponesi molto discreti ed eleganti nei modi, sembrano abituati a fare questo lavoro e non mettono mai in imbarazzo il cliente.

L’acustica del locale amplifica le voci provenienti dai tavoli creando una gran confusione specialmente il bambino piccolo e lamentoso dell’altro tavolo, riempie il locale con le sue urla fastidiose che speriamo possano cessare prima o poi.

Dal menù studiamo i prezzi che non sono bassi, spero sia un indice di qualità dei prodotti. Mangiare alla carta può costare un bel po’ ma per fortuna hanno inserito delle modalità menu fisso che possono fare al nostro caso e non farci spendere un patrimonio.

Ci sono due menù, uno economico da 15€ ed uno da 30€, con entrambi sono serviti una zuppa ed una antipasto. Quello più costoso prevede oltre al sushi ed una tenpura, un trancio di salmone cotto ed un insalata. In quello economico si può scegliere se il primo deve essere un piatto di sushi, il riso con la cotoletta fritta o altri piatti tipici indicati sul menù.

Ordiniamo uno menù da 15€ con il sughi ed uno da 30€ e da bere del thè verde che si sposa bene con il sushi.

Un antipasto è una piccola ciotolina di insalata di germogli con sesamo, buonissima mentre l’altro è un interessante insalata con sottilissimi capelli di verza bianca, lattuga e germogli forse di soia, condita credo con aceto di riso e salsa di soia.

Quando abbiamo finito gli antipasti, arrivano le zuppe nei tipici contenitori con coperchio, le scopriamo e viene fuori tutto l’arona di pasta di miso bianco.
Il gusto è delicato ed un po’ salato e nella zuppa emergono pezzettini di tofu e anellini di porro, non ha niente a che vedere le squallide zuppe di miso che servono nei ristoranti pseudogiapponesi che sono tanto di moda qui a Roma. In questa zuppa c’è un gran gusto ed un’estrema semplicità dei sapori coinvolti.

Quando arriva il sushi ha un aspetto fantastico, anche se i nigiri sembrano mini rispetto a quelli a cui siamo abituati.

Per non farla freddare decidiamo di cominciare dalla tenpura, un gambero e qualche pezzo di verdura da immergere nell’apposita salsa liquida. E’ buona e la frittura è leggera e per niente unta. Poi mangiamo il buon trancio di salmone cotto e condito con una specie di salsa agrodolce alla soia, molto simile a quella usata per condire i yakitori, gli spiedini di pollo che adoro.

Tocca al sushi ma prima di cominciare mi pulisco la bocca con una sottile sfoglia di zenzero.

Prendo un po’ di wasabi con le bacchette e la metto nel piattino che si usa per intingere il sushi ed il sashimi, gli verso sopra un bel po’ di salsa di soia e mescolo delicatamente a finché la salsa si insaporisca di wasabi. Con le bacchette prendo il nigiri ricoperto di pesce bianco e lo giro abilmente con la parte di pesce verso il basso, appoggio la parte del pesce nel piattino con la salsa di soia e poi lo porto alla bocca appoggiandolo sempre con il lato del pesce sulla lingua.

Da subito le papille gustative si riempiono del sapore della salsa di soia, poi mi arriva la delicatezza del pesce crudo ed infine il gusto del riso cotto davvero al punto giusto. Non è molle ed appiccicoso ma al dente, cotto perfettamente di sicuro un riso di qualità che sono gli stessi proprietari a coltivare.

Quando provo il nigiri con tonno rosso sono già innamorato e capisco che sarà difficile da ora in poi tornare indietro e mangiare sughi negli altri ristoranti dove l’avevo mangiato fino ad oggi.
Questo tonno ha un sapore che persiste in bocca dopo averlo mangiato e che resta li per un bel po’, un sapore che il salmone non potrà mai eguagliare.

Anche i maki sono buoni, non serve immergerli nella soia perché sono già ottimi così, hanno al centro del salmone condito con una salsa chiara e piccante che ne rende il gusto ancora più intenso, sono speciali.

Quando finiamo tutto il sushi ed il sashimi il palato è pienamente soddisfatto ma non lo stomaco, così ci affidiamo al zuppa di ramen che sta per arrivare.

Anche il ramen è una sorpresa, è davvero gustoso, ci sono i porri i germogli, gli udon ed un ottimo arrosto di maiale a fettine.
Prima di mangiarlo il proprietario ci dice di mescolarlo, forse c’è il miso in pasta che deve sciogliersi oppure è così che bisogna fare, quindi ci fidiamo e lo mescoliamo.
Il brodo é scuro e gustoso e si sente un aroma ed una piccantezza molto simile al pepe. La carne non è insapore come al solito ma ha un intenso gusto di arrosto, quasi come se fosse stata cotta a parte con un trito di aromi e verdure.
Il proprietario ha capito che l’avremmo mangiata in due così ci ha portato due ciotoline e due cucchiai da brodo per aiutarci nel compito.
Mangiamo tutti gli spaghetti, i porri, i germogli, la carne e finiamo il brodo fino all’ultima goccia, benvendone la parte finale direttamente dalla ciotola.

Siamo sazi e soddisfatti e decidiamo di rimandare la prova del dolce alla nostra prossima visita.
Arriva comunque un piattino con un po’ di frutta che a quanto pare era compreso in uno dei due menù.

Il conto viene 59€ in due, meno del budget che ci eravamo imposti, cosa che ci rende ancora più felici. Ringraziamo il proprietario e la simpatica proprietaria che ci spiega che volendo possiamo anche ordinare i piatti da portar via e venire solo a ritirarli in sede.
All’uscita non possiamo fare a meno di complimentarci anche il cuoco di sushi che ci ringrazia con un profondo inchino, l’istinto mi porterebbe a rispondere ‘dou itashimashite’ che vuol dire prego ma desisto per non sembrare il saputello della situazione.

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