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Nagoya, Ristorante giapponese a gestione cinese

Approfittando di questa giornata di pausa dal lavoro e preso dalla noia di cucinare che di solito ti assale quando sei solo a casa, ne ho approfittato per provare un ristorante giapponese che da tempo mi incuriosiva.
Ero già in giro con la moto nei pressi di villa Carpegna così ho attraversato l’incrocio ed ho imboccato Via della Madonna del riposo dove c’è il ristorante Nagoya.
Alla porta mi accoglie un cameriere, chiaramente cinese e mi fa scegliere il tavolo che preferisco, così mi metto vicino alla vetrata semi-oscurata dal quale entra la luce soffusa che illumina la stanza.
Il cameriere mi porta subito un menù e si preoccupa di illuminare la stanza.

La musica è raffinata e lenta ed alterna pezzi strumentali orientali a versioni soft di canzoni rock anni 70. 

Studio il vasto menù ed i prezzi non proprio economici dei piatti e mi faccio tentare da uno dei menù a prezzo fisso che prevede 5 nigiri misti, 5 spiedini di carne misti, una zuppa, una ciotola di riso ed un insalata per 19€.
La sala è elegante, sul pavimento ci sono parquet di colore legno scuro naturale, i tavoli sono quelli di sempre, quadrati con il top in legno wengè, le pareti sono bianche ma sono pochi gli spazi vuoti, visto che la maggior parte dei muri è ricoperta da legno, finestre a vetro ed bacheche.
Al centro della grande sala dove sono seduto, giganteggia un enorme colonna circolare celeste, decorata in cima da un intreccio di fili di canapa, sembra quasi una colonna di un ristorante di mare.
La sala è vuota, ci sono solo io, un gran silenzio, un cuoco ed un paio di camerieri, tutti cinesi.
Decisamente è un ristorante giapponese a gestione cinese che cucina anche qualche piatto tailandese.
Purtroppo In questa zona, di venerdì a pranzo mi sa che non viene molta gente, inoltre ci vorrebbero prezzi più competitivi di questi perché ormai dilagano i menù “All you can eat” a 10€ che la gente sceglie volentieri a discapito della qualità.
Mi portano subito la zuppa di miso e l’insalatina. La zuppa è buona, dal sapore delicato e non salato, ci sono pezzetti di tofu, qualche foglia di alga ed un cipollato fresco tagliuzzato che lascia un buon sapore in bocca.
  
L’insalatina é davvero ottima, verza tagliuzzata e condita con una salsa densa agropiccante dal colore arancio scuro. 
Mentre finisco la zuppa mi servono i nigiri in un piatto di ceramica a forma di barchetta, mescolo la salsa di soia con un pò di wasabi, usando le bacchette nere in plastica dura, molto più eleganti delle solite bacchette usa e getta in legno.
I nigiri non sono male, il pesce è buono e pare anche avere un sapore, il riso è ben cotto ma un pochino troppo scondito, non riesco a sentire il sapore dell’aceto di riso.
Quando finisco il sushi, mi servono la ciotola di riso caldo ed un piatto con gli spiedini.
Mangio gli spiedini lasciando che il sugo che rilasciano finisca nella ciotola dando più sapore al riso in bianco.
Gli spiedini sono favolosi,  quello di polpettine di pesce si scioglie in bocca lasciando un sapore fantastico. Quelli di pollo sono cotti a perfezione, non sono secchi ne crudi, sono succosi e conditi con una salsa leggera. Tra un pezzo e l’altro di pollo c’è qualcosa di saporito che non riesco ad individuare, forse un alga. Uno degli spiedini è forse di maiale, la carne è tenera e saporita e dal colorito rosastro.
L’ultimo spiedino, quello di formaggio è veramente buono, la parte esterna è ricoperta da una crosticina scura, l’interno è tenero e semifuso, è perfetto con il riso bianco.
Ora in sala sono occupati quattro tavoli per un totale di una quindicina di commensali, meno male, è un peccato che un ristorante così pulito e raffinato non debba lavorare.
Dopo aver finito gli spiedini, finisco anche quello che rimane dell’insalatina, usandola come condimento per il riso bianco.
Sono soddisfatto ma non sazio, se dipendesse da me ordinerei l’intero menù fino a rovinarmi economicamente ma questo menu fisso offre un pranzo completo ed equilibrato e devo far si che mi basti, almeno fino alla merenda del pomeriggio.
Chiedo il conto e vado alla cassa a pagare e salutare il cameriere. Anche qui dimenticano lo scontrino, sarà una malattia che ultimamente sta contagiando i ristoratori.

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