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Kiko sushi bar, vero ristorante giapponese a Roma

Abbiamo deciso finalmente di provare il sushi di Kiko sushi bar in piazzale del Verano 90/91 a Roma.
Da fuori non ci sono cartelli ne insegne vistose ma solo una porta scura con la scritta Kiko che mette anche in dubbio il fatto che il locale possa essere aperto.
Entrando nel locale ho avuto subito una strana sensazione come di trovarmi in un ambiente chiuso un piccolo mondo riservato al di fuori dei comuni ristoranti. Non sembrava il classico locale che cerca di imitare i ristoranti tipici giapponesi ma più locale ispirato all’eleganza e la semplicità.
L’enorme bancone che avvolge la zona dei cuochi di sushi è scuro, scarno e semplice, anche l’illuminazione nel locale è soffusa e si diffonde solamente nei punti strategici dove ci sono i tavoli.
Le cameriere sono vestite in maniera elegante e sono molto garbate e formali nei modi, ci chiedono se preferiamo un tavolo ma decidiamo di fermarci al bancone, perché osservare il cuoco che prepara il sushi e te lo serve è uno dei piaceri dei ristoranti giapponesi.

Il cuoco di questo ristorante è molto famoso, ha lavorato per anni all’estero per poi dedicarsi alla riscoperta di una cucina tradizionale, non parla molto ed è concentrato nel suo lavoro cercando di rendere ogni gesto sempre più perfetto.

Taglia il pesce con estrema perizia e lo dispone delicatamente per poi adagiarlo con sui vassoi di portata.

Certo il prezzo del sushi alla carta non è economico ma scegliendo i menù, si riesce a non spendere troppo.
Decidiamo di prendere quelli con il sushi e di aggiungere a parte una tenpura di verdure.
Da bere prendiamo solo acqua, sono in moto e non voglio rischiare, anche perché le birre giapponesi che portano in Italia non è che mi facciano impazzire.
Ci servono subito dei fagioli Edamame ed una Zuppa di Miso, i fagioli sono un ottimo snack e sarebbero perfetti Per accompagnare una birra.
Provo la zuppa che mi sembra buona, delicata e saporita credo abbiano usato del mito bianco ed un tofu molto morbido e neutro.
Finalmente il cuoco ci passa i vassoi con il nostro sushi non mi ero nemmeno accorto che le stesse preparando sono dei piatti di ceramica verde molto belli ed il pesce sul sushi a dei colori vividi e brillanti.
Osservo subito il taglio che non è quello classico, il pesce è tagliato più spesso in una specie di parallelepipedi quasi regolari.
Decido di cominciare dal gambero che di solito è quello che ha meno sapore ma appena lo metto in bocca sento subito qualcosa di strano, la consistenza è leggermente croccante ed il gusto esplode portando i miei ricordi al sapore del sushi che mangiavo in Giappone.
C’è qualcosa che lo ricorda maledettamente, perciò sento subito il bisogno di avvisare la sensei Azusa Saito (la mia insegnante di giapponese), che tanto aveva insistito nel raccomandarmi questo ristorante, così le mando un messaggio di ringraziamento.
Guardando Simona, senza neanche chiederlo riesco a capire dai suoi occhi che è contenta almeno quanto me, abbiamo appena trovato un altro vero ristorante giapponese a Roma, dove il sushi ha il sapore che dovrebbe avere.
Comincio ad infilare in bocca tutti i nigiri, sorprendendomi di volta in volta per il gusto.
C’è un’attenta scelta del pesce che si sente nel gusto e che ti sorprende ad ogni morso.
Per ultimo lascio quello di tonno, dal colore chiaro e le venature di grasso che tanto mi ricordano l’otoro, la migliore e più gustosa qualità di tonno che si possa trovare nel sushi.
È una goduria di sapori perfettamente equilibrati che mi mettono in pace con il mondo.
Quando finisco anche il nigiri di tonno mi sento appagato e non mi resta che mangiare la tenpura di verdure che ci è appena stata servita ancora bollente.
E’ un ottima frittura, chiara e croccante, i pezzi di verdura sono grandi e non molto cotti, si riesce a sentire il sapore e la consistenza non molle.
Non riusciamo a contenerci e li mangiamo ancora bollenti, ustionandoci un bel po’ la bocca.
Dopo averla finita siamo anche sazi ma la mia ingordigia non mi consente di finirla così, devo provare altro sushi, non posso perdere l’ occasione di mangiarne di così buono a Roma.
Decido di ordinare uno dei miei preferiti, il nigiri con polpa di ricci.
Chiaramente non posso aspettarmi un fresco ma il sapore è molto simile, anche se c’è una nota amarognola che credo sia data dalla scongelatura.

Per concludere in bellezza decido di ordinare un rotolo di sushi con tonno piccante, per queste preparazioni meno tradizionali ci pensa il cuoco in seconda, un ragazzo italo giapponese di nome Andrea, molto simpatico e disponibile.

Neanche il suo sushi ci delude è gustoso ed abbastanza piccante, si sente il sapore del tonno rosso che è presente in quantità generosa e non si nasconde dietro il piccante come spesso accade.
Felici di questa esperienza gastronomica e sociale decidiamo di chiedere il conto, paghiamo sui 66€ in due, non troppo per un ristorante giapponese a Roma ma prima di andare ci fermiamo a conoscere anche il proprietario.
Cominciamo spiegandogli come abbiamo scoperto il ristorante e finiamo a parlare di cene a casa, preparazione del sushi per gli ospiti, dei nostri viaggi in Giappone e della nostra passione per la cultura giapponese.
Se non conoscete ancora questo ristorante, il mio consiglio è di andarlo a provare quanto prima e ricordate di salutarci proprietario e cuochi e di venirci poi a dire che cosa ne pensate.

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