Cucina italiana

Le grotte di Livia, Roma

Da mesi avevo abbandonato nel cassetto un coupon per un chilo di bistecca di manzo per due data la nostra propensione degli ultimi tempi a non mangiare che verdure e proteine di derivazione vegetale.
Il mio istinto animalesco tutta via era solo assopito, quella voglia da astinenza di carne al sangue mi aveva preso, era ora di sfruttare quel coupon.
Non avevo mai sentito parlare delle grotte di Livia, un locale specializzato in carni alla brace che si trova sulla Flaminia appena usciti dall’anello raccordo anulare, in piazza Saxa rubra 9.
È facile trovare il locale, si nota subito in un angolo appena si giunge in piazza.
Dall’esterno appare un posto rustico, con un bel giardino attrezzato ed una grande brace spenta in inverno, una veranda coperta dove fanno musica dal vivo e karaoke e la  parte in muratura, più tranquilla dove abbiamo scelto di accomodarci noi.
Le famose grotte che danno il nome al locale sono li, un cunicolo a volta tonda che sembra scavato nella roccia, dall’arredo semplice ma allo stesso tempo non spartano.
Sul fondo della grotta sviluppata in lunghezza c’era un enorme braciere ardente di legna scoppiettante che diffondeva nell’ambiente calore e colore.
Davanti al braciere, un banco da macelleria mostrava svariati tagli di carne,in attesa di degna cottura.
Tra le carni mi incuriosivano delle enormi bistecche  alte anche dieci centimetri che mi ricordavano tanto quelle dei i flistones.
Un simpatico ragazzo era addetto al taglio e la cottura delle carni e nel contempo intratteneva una piacevole discussione con i commensali degli altri tavoli.
Ci siamo accomodati in uno dei tavolini vista brace ed un cameriere molto gioviale è venuto a servirci.
Su ogni tavolo pendeva una lampada a sospensione color argento che ricordava molto i vecchi lampadari, si poteva accendere e spegnere tramite una cordicella metallica e dava un tocco vintage ad ogni tavolo.
Per cominciare ci è subito stato offerto del prosecco, che abbiamo buttato giù con del pane molto fresco.
Il coupon prevedeva la bistecca, le bruschette, un contorno il vino e l’acqua.
Dopo aver chiarito le nostre preferenze di cottura per la carne, ci hanno portato le bruschette al pomodoro e rughetta che abbiamo gradito e sono state un piacevole modo per ammazzare il nostro appetito.
Anche il vino rosso della casa non era male,  ne troppo secco ne forte, un buon compromesso da abbinare alla carne o primi piatti di tradizione rustica.
Un tavolo dietro il nostro ordinava primi piatti di pesce e molluschi e sembrava soddisfatto della qualità.
Per noi c’erano due belle bistecche con l’osso di circa mezzo chilo e delle patate al forno che tardavano ad arrivare.

La carne ci era stata servita direttamente dal ragazzo addetto al taglio e la cottura, che non dimenticava mai di corredarla con gli appositi coltelli da bistecca.
Al primo taglio mi sono accorto subito della qualità della carne, tenera ma consistente al taglio, cotta al punto giusto e succosissa.
È stato un piacere infliggerle tutti quei fendenti fino a ridurla all’osso che ho preso poi a rosicchiare con i denti, da buon carnivoro.
Carne buona come quella a Roma difficilmente la si trova se non pagandola come se fosse oro e questo ristorante sulla Flaminia è una piacevole scoperta.
Le patate al forno ci sono arrivate quando la bistecca era ormai finita, tagliate a rondelle grandi e spesse, croccanti e davvero saporite.
La vista di tutta quella carne mi aveva ispirato, non potevo fermarmi ad una sola bistecca di mezzo chilo, così ho chiesto il menù ed ordinato una porzione di spiedini e la cicoria ripassata in padella.
Il cameriere era meravigliato del mio voler ancora mangiare, dopo quella bistecca, non poteva immaginare che nel mio passato ero capace di mangiare decine di bruschette, due fiorentine da 1,5kg e vari contorno più il dolce tutto da solo in una volta ed alzarmi da tavola non sazio, ma quelli erano altri tempi.
Ora avevo solo chiesto degli spiedini che poco dopo sono arrivati sul mio tavolo.
Tre spiedini di media taglia ancora caldi e Simona che si rifiutava di Aiutarmi a mangiarli, si limitava a mangiare cicoria con il pane.
Quando anche gli spiedini sono finiti nel mio stomaco avevamo ormai raggiunto un rapporto di cordialità, con i camerieri ed il cuoco delle carni che continuava a cuocere bistecche fiorentine e tagliarle poi a fettine sottili, una pratica che ad un cultore del genere sarebbe sembrata eretica ma che riscuoteva un discreto successo tra i clienti in sala.
Simona spingeva per prendere il dolce ed io non me lo sono lasciato dire due volte.
Un tiramisù alla Nutella per lei ed un arancia caramellata per me su suggerimento del cameriere cacciatore.
Il tiramisù era buono ma l’arancia caramellata la preferivo, a meta tra un dolce ed una frutta, riusciva a soddisfare entrambe le voglie tipiche di un dopo pasto senza eccedere in calorie.
Quando è arrivato il momento di chiedere il conto mi è dispiaciuto, cominciavo a sentirmi davvero a mio agio con delle persone davvero cordiali e simpatiche.
Anche la ragazza alla cassa è stata amichevole e gentile, quando l’abbiamo salutata. A preso subito a scherzare con Simona quasi come se si conoscessero da sempre.
Mi ha sorpreso ricevere la ricevuta fiscale al tavolo senza doverla  richiedere, cosa che non capita quasi mai in nessun ristorante e che rappresenta una sicura nota di merito.
Non avere avuto il modo di provare anche i primi piatti ed un polletto cotto al mattone ci costringerà a ritornare ancora alle Grotte di Livia, nella speranza prima o poi di scoprire un ristorante dove la cucina Romana sia all’altezza di “la Piazzetta” a Calcata vecchia.
Fuori dal locale prima di abbandonare la piazza abbiamo notato un altro locale che si chiamava le vere grotte e ci è venuto il dubbio di quale dei due fosse la copia dell’altro. Non importava saperlo perché siamo stati talmente bene in questo ristorante che non credo proveremo mai l’altro.

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