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Hotpot ristorante cinese a Tor Pignattara

Dopo la delusione lasciataci in bocca da uno shabu shabu giapponese, troppo costoso e veloce abbiamo trovato per caso, su alcuni siti internet un ristorante cinese che propone qualcosa di simile a prezzi decisamente più giusti.
La specialità del ristorante è conosciuta nel mondo come “Hot Pot”, in mongolia come pignatta mongola ed in giappone appunto, come shabu shabu, è la prima volta che so di un ristorante cinese che serve piatti simili.

 

Il ristorante ha un nome cinese scritto con gli ideogrammi che non ha traduzione nella nostra lingua, per questo mi limiterò a mostrarvi una foto che ne ritrae gli ideogrammi ed a dirvi dove si trova.
Lo trovate nel quartiere di Tor pignattara, a poca distanza dal ripulito quartiere Pigneto, in una traversa della Casilina, praticamene Via Benedetto Bordoni, al numero 22.
 
 
Sulla porta c’è un insegna verde con gli ideogrammi dorati e niente altro. Varchiamo la soglia del locale e ci ritroviamo un una prima sala con un bancone pieno di piattini di cibo, di vario genere, ci sono cosce e parti di animali fritte ed arrostite, tofu, trippa, e tantissimi tipi di verdura, subito dopo c’è il bancone del bar ed una gentile ragazza che ci chiede di accomodarci nella sala in fondo.
 
Nella sala ci sono sei grossi tavoli tondi, che potrebbero ospitare sei, otto persone, due tavoli sono occupati, gli altri tutti liberi. al centro del tavolo c’è un ripiano di legno che ricopre un buco dal quale spunta un braciere.
 
Una ragazza gentilissima ci fa accomodare, ci chiede se crediamo si mangi italiano o siamo consapevoli del fatto che si mangi cinese ma subito le spieghiamo che siamo venuti apposta.
 
Ci sono varie modalità per mangiare che non riusciamo a comprendere troppo bene ma indicando il tavolo di fianco dove al centro tavola in un pentolone fumante stanno cuocendo delle verdure, le spieghiamo che è proprio quello che vogliamo.
 
Ci chiede che vogliamo bere ed ordiniamo birra peroni ed acqua, stranamente qui non hanno la birra cinese ma non importa perché a me la peroni piace.
 
Mi osservo intorno e mi accorgo che tutti nella sala sono cinesi, non c’è nessuno straniero e di sicuro la nostra presenza in questo ristorante incuriosisce tutti.
 
La sala in cui ci troviamo è semplice, fino ad un metro e venti, rivestita di legno in due tonalità, poi fino al soffitto è bianca, con qualche pendente srotolato di quelli in bambù, simili ai calendari, per intenderci.
Il soffitto è quello classico dei ristoranti cinesi, ci sono vetri decorati da immagini retroilluminate da una luce rosata.

 

Dopo poco arriva un ragazzo che in qualche modo ci lascia intendere di essere il cuoco, ci porta dei menu con i prezzi della zuppa, uno serve per ordinare, l’altro per capirci qualcosa, visto che i nomi sono scritti in italiano.
 
Bisogna scegliere che tipo di brodo vogliamo nel pentolone, centrale. 
C’è quello alle vongole, quello all’astice, quello ai frutti di mare, quello normale, quello piccante e tanti altri, ognuno ha un prezzo, che sarà il prezzo base del pasto, poi si pagheranno i singoli piattini di cibo che si ordineranno per cuocerli nel brodo centrale.
 
Il ragazzo è talmente gentile e si preoccupa di non farci ordinare cibi troppo cinesi per i nostri gusti, dice che per la prima volta è meglio prendere cose che conosciamo.
Aggiunge inoltre che se sbagliamo ad ordinare qualcosa o non ci piace può cambiarcelo senza problemi.
 
Per questa volta prenderemo il brodo semplice ma la prossima volta di sicuro proveremo quello piccante o qualche altro tipo più particolare.
Da cuocere nel brodo ordiniamo un piatto di manzo, uno di pollo, un piatto di tofu, uno di cavolfiori, un piatto di funghi cinesi che non avevo mai visto prima, dei gamberoni, un piatto di ravioli di carne e dei calamari.
 
Quando abbiamo finito di ordinare, ci dice che dopo passerà a spiegarci come comportarci con i cibi.
 
Al tavolo alla nostra destra arrivano altri due signori cinesi, che ordinano un piatto con strani pezzetti di carne, sottili ed allungati. Simona crede che siano cavallette ed io ci faccio un pensierino, potrei provarle e togliermi il pensiero, ma poi mi accorgo che si tratta di qualcosa di più semplice, potrebbero essere zampe di rane oppure coppette di carne essiccata, ma non potendo alzarmi ed andare a controllare, decido che indagherò sulla quesitone la prossima volta che verremo in questo locale. 

 

La ragazza rimuove il copribuco del tavolo, accende il braciere e ci poggia sopra un grande pentolone metallico pieno di brodo di carne in ebollizione con porri, germogli di mais, cipollati ed altre verdure.
Ci chiede se vogliamo mangiare con le bacchette, ovviamente rispondiamo di si, così consegna ad ognuno di noi, un piattino metallico, un colino forato, due lunghe bacchette in legno scuro, ed una piccola ciotolina.
Subito dopo ci porta altre due ciotole piene di due salse, una rosso scuro, l’altra giallo scuro quasi arancio e va via.
 
Nel brodo ci sono anche delle palline fritte che galleggiano, vorrei mangiarle ma Simona mi dice di aspettare che ci spieghino cosa fare.

 

 

 
Finalmente arrivano i piatti, cominciando dai ravioli che immergiamo subito, la ragazza ci spiega che non possiamo mangiarli subito, devono cuocere almeno dieci minuti, mentre il tofu e le verdure hanno una cottura veloce e possiamo mangiarli anche quasi crudi.

 

Immergiamo i ravioli ed il tofu e cominciamo a pregustarci il pranzo. Osservando gli altri tavoli, versiamo un po’ delle salsine nella nostra ciotola, poi cominciamo a pescare i pezzetti di tofu dal brodo, li intingiamo nella salsa e li mangiamo.
Il tofu è buonissimo, sembra affumicato, alle salse invece ci vuole un po’ ad abituarsi, sono entrambe dolciastre, quella rossa è meno dolce ed ha un gusto particolare che non avevo mai provato, l’altra, quella arancio è molto simile ad una delicata crema dolce di arachidi o anacardi.
 
Dopo l’apertura delle danze cominciamo ad immergere di tutto, i sottili e lunghi funghetti, qualche gamberone, le fettine di calamaro che si cuociono in pochi secondi e poi tutto il resto.
Seguendo la stessa procedura mangiamo lentamente un po’ di tutto, tranne i ravioli che non sono ancora cotti.

 

Ci portano anche il pollo ed il manzo, tagliati in fettine talmente sottili che ci vuole un attimo a cuocerle, basta immergere la fettina nel brodo bollente, muoverla per qualche secondo fino a che non cambia colore e poi mangiarla dopo averla intinta nelle salsine.
 
Ci vuole un po’ a ripulire tutti i piattini ma non abbiamo fretta, ci gustiamo con la dovuta calma tutti gli alimenti che abbiamo ordinato e cotto.
 
Quando abbiamo finito tutto ordiniamo degli spaghetti, che impiegano molto tempo a cuocere e ci danno modo di chiacchierare e pregustare la nostra prossima volta in questo ristorante così particolare che ci ha già conquistato.
 
Finiamo anche gli spaghetti, lasciando solo il brodo bollente al centro tavola. ci vestiamo ed andiamo a pagare il conto alla cassa. In due paghiamo 45€, siamo soddisfatti e possiamo andare a fare una passeggiata per Tor Pignattara.

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