Nuvoletta alle mele con gelato
Trattoria Isotta a Torrevecchia

Trattoria Isotta a Torrevecchia

Questa trattoria, nasce dalla collaborazione dello chef stellato Davide Pulejo e l’arredatore Matteo D’Anzi che hanno deciso di aprire una realtà a carattere regionale ma decisamente più pop e con una ricerca particolare di piatti e sapori, affidando la gestione della cucina a Saverio Pasquali un cuoco già affermato a Roma che dice di conoscere bene la realtà delle trattorie regionali italiane.

Il locale appare come un mix perfetto tra una vecchia trattoria ed un moderno ed elegante bistrot, il bancone lungo in legno con piano in marmo che percorre la sala in lunghezza è davvero bellissimo e poi per chi sceglie di mangiare li, da una vista privilegiata sulla cucina a vista.

Le pareti sono dipinte di un tortora non omogeneo con qualche eccezione in cui è stata usata una carta da parati a fiori molto elegante che crea un distacco interessante dal resto. E interessante anche la scelta di aver lasciato le colonne portanti del palazzo senza intonaco, con il cemento grezzo a vista, per dare un tono allo stesso tempo sia rustico che moderno.

Le pareti sono spoglie, tranne qualche quadretto e un po di mensole in legno e lampade applicate al muro che creano dei coni di luce geometrici. I tavoli sono in legno scuro ed anche se molto semplici ed eleganti, peccano un po’ per dimensione, qualche centimetro in più per lato non avrebbe guastato, le sedie in legno, sono molto belle esteticamente, ma un pochino troppo rigide.

L’apparecchiatura è moderna, senza tovaglia ne tovagliette all’americana, sul tavolo le posate sono poggiate su un centrino di forma rettangolare. I bicchieri sono molto semplici ed eleganti e con il vino vengono forniti gli appositi calici.

Il personale in sala era molto elegante e preparato, cordiale e gentile ed oltre alla carta dei vini ci hanno offerto anche alcune varianti per i vini al calice, che ci hanno fatto provare prima di confermare la scelta. Un montepulciano con tappo a vite è qualcosa che mi fa sempre rabbrividire, ma dopo averlo fatto respirare si è rivelato comunque accettabile, fruttato ed aromatico, piacevole per una cena.

Dopo aver ordinato ci hanno subito servito un piccolo entrée, un mini Maritozzo con una spuma al pecorino che dava una certa sapidità e gusto, una sfoglia di guanciale che donava una certa dolcezza e dentro una fave che dava croccantezza ma di cui non si sentiva molto il sapore. La pasta del maritozzo era un po’ duretta, ma aveva un buon sapore.

Ci è stato servito del pane croccante e leggermente caldo, dall’aspetto rustico davvero molto gustoso, la crosta era ben cotta e croccante e la presenza di alcuni semi di zucca gli dava una spinta in più di sapore.

Dato che non volevo esagerare, ho deciso di non prendere il primo e di sostituirlo con un antipasto a base di lingua. L’aspetto del piatto era molto curato e sicuramente elegante, la quantità forse un tantino esigua. La lingua era stata cotta e quasi sfilacciata per racchiuderla in un guscio di panatura croccante. L’interno era tenero e per niente secco, la maionese al limone si abbinava a perfezione dando un tocco in più di gusto ed una certa freschezza. Anche la crema verde, davvero delicata era piacevole, sembrava quasi una salsa verde da bollito. Un tocco molto interessante lo davano dei piccoli pezzetti canditi poggiati sui bastoncini di lingua, davano una consistenza diversa ed un tocco di dolcezza. Un piatto molto ben ideato.

Mentre mangiavo la lingua, a Simona avevano servito un piatto di tagliatelle con le rigaglie. Buona la pasta e la cottura ed intenso il gusto del sugo con i pezzettini di rigaglie che avevano un retrogusto di fegato forse troppo forte per i miei gusti, l’avrei fatto in bianco con i carciofi per smorzarlo, ma Simona è rimasta contenta.

Come secondi simona ha preso un pasticcio di faraona, racchiuso in una sfoglia che sembrava quasi una frolla. L’interno aveva un sapore a tratti delicato ed a tratti intenso, la sfoglia che doveva essere una specie di brisè era leggermente croccante con un lieve retrogusto di uovo.

Le mie salsicce di pecora erano invece eccezionali. Cotte leggermente al sangue, avevano trattenuto tutti i liquidi che ad ogni morso esplodevano in bocca con incredibile sapidità e gusto. La senape di accompagnamento quasi non serviva ad aggiungere gusto al piatto. Invece erano davvero interessanti la cipolla stufata con un lieve retrogusto aranciato e le more che sembravano marinate in un aceto balsamico dolce.

Per contorno avevamo una zucca sottolio, leggermente insapore e poco sapida e dei peperoni senza buccia, molto saporiti, conditi con una bagna cauda che era talmente delicata da non permettermi di capirne il gusto.

Dato che stavamo festeggiando il nostro anniversario, ci è sembrato doveroso ordinare il dolce. Simona ha preso un bigne con crema chantilly al limone, poco dolce ed un po’ anonimo, io un risolatte condito con miele e polline, che non mi ha entusiasmato per gusto ne dolcezza. Forse avremmo dovuto evitare i dolci per restare più contenti della parte precedente della cena che era andata decisamente meglio. Ma sono comunque stati molto gentili a metterci le candeline sul bignè e servircele accese.

Il prezzo è stato di circa 132€ per due persone, un tantino alto, considerando il quartiere popolare e che per alcuni piatti tipo i contorni, non c’era una lavorazione complessa o una materia prima raffinata, che potessero giustificare il prezzo. Certo ci fa piacere che nel quartiere comincino a nascere realtà diverse dalla solita trattoria per famiglie e pure che nonostante i prezzi il locale fosse quasi pieno.

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