Nuvoletta alle mele con gelato
A Latina, Già sai

A Latina, Già sai

Sabato sera eravamo a Sabaudia con degli amici napoletani che hanno deciso di portarci a mangiare una pizza a latina in una pizzeria napoletana.
La pizzeria si chiama “Gia sai” e si trova proprio al centro di Latina, in via Don Minzoni, vicino ai giardini pubblici.


Il locale è piccolo ed accogliente e d’estate aggiunge alla sala interna una pedana coperta esterna che dà sulla strada.
Come degli stupidi abbiamo prenotato un tavolo interno non considerando che il calore del forno in una piccola pizzeria a settembre non è proprio una cosa piacevole.
Per fortuna siamo arrivati in sala prima di tutti gli altri clienti e siamo riusciti ad occupare un tavolo vicino al finestrone esterno in modo da non soffrire troppo il caldo.


Le tavole sono apparecchiate in maniera semplice, con tovaglie di carta a quadroni disposte a rombo rispetto alle sottotovaglie rosse. Al centro del tavolo c’è una piantina di plastica davvero carina, poi ci sono bicchieri e posate abbastanza classiche.
Uno dei camerieri arriva e ci chiede di ordinare, Simona vuole il menù per leggere tutte le possibili pizze ed infine scegliere la solita margherita con le acciughe ma a sorpresa il menù non c’è.
Il cameriere recita a memoria tutte le pizze ed i calzoni disponibili e ci propone come antipasto un “cuoppo” di fritti misti che non riusciamo a rifiutare. Ne prendiamo solo uno in quattro, e poi ordiniamo le pizze e da bere.


L’unico a bere birra sono io che devo guidare, gli altri prendono coca cola ed acqua. Mi sento subito un marziano e mi tornano in mente i vecchi tempi quando chi non ordinava alcolici veniva guardato male.
Il cameriere ci porta da bere e sparisce, ne approfitto per una visita al bagno che mi sembra pulito. Buon segno.


Tornato al tavolo arrivano le bibite, comincio a bere mentre osservo le pareti gialle ornate di foto, quadretti, targhe e qualsiasi cosa possa servire a riempire ogni buco di una parete che non si rifà al minimalismo moderno.

Quasi subito ci arriva il cuoppo di fritti, il cuoppo a Napoli non è altro che un cono fatto con la carta, in questo caso è pieno zeppo di fritti.
Li provo tutti, sono davvero buoni e non troppo unti. Ci sono dei panzarotti saporiti, due grosse zeppole di pasta fritta, melanzane impastellate, un triangolo di polenta fritta e gli arancini ma il pezzo più interessante è la mini frittatina di pasta.
Un classico napoletano, un mini timballo di maccheroni con besciamella e piselli con una croccante panatura, che di solito si trova nelle rosticcerie.

Peccato non aver ordinato più di un cuoppo di fritti, mangiandolo in quattro è durato veramente poco.
Le pizze si sono fatte un pochino attendere e nel frattempo il locale si è riempito completamente.

Quando arrivano le pizze la mia fame è amplificata e la birra nel bicchiere scarseggia.

Osservo la margherita con melanzane nel mio piatto, che il cameriere ha insistito a chiamare parmigiana, mi sembra un po’ troppo piccola per la mia fame, io l’avrei tirata di più nello stenderla.
Per fortuna è buona, migliore di qualsiasi altra pizza napoletana abbia mai mangiato a Roma ma dura il tempo di qualche colpo di coltello e poi mi lascia a bocca vuota.

Simona ha preso un calzone con speck e formaggio, è buono e decorato con rughetta ma non c’è traccia di speck, quello che c’è dentro non è altro che prosciutto cotto.
Mi chiedo se questo sia un errore oppure la pigrizia di avvisare il cliente che lo speck è terminato.

Simona finisce il suo calzone senza volermene cedere una parte ed i nostri amici fanno lo stesso con le loro pizze.
Sono ancora affamato e mentre le ragazze si dividono un babbà alla crema io da solo decido di bissare con la pizza.
Chiamo la cameriera ed ordino una margherita.
Passa un bel po’ di tempo, arriva il dolce e finisce, anche le bibite sono finite ma della margherita non c’è traccia.

Faccio notare alla cameriera che manca la mia pizza e mi dice che ci vuole ancora un po’ di tempo.
Guardandomi intorno noto che molti tavoli sono ancora in attesa della pizza ed alcuni clienti sono veramente spazientiti.

Quando sono passati quarantacinque minuti dalla fine della prima piazza decido che conviene rinunciare, chiamiamo la cameriera ed ordiniamo il conto.
Non paghiamo tanto, sono 52€ per quattro persone, veramente poco rispetto ai prezzi a cui siamo abituati a Roma.

Salutiamo il cameriere ed andiamo in cerca di un gelato per finire la serata e calmare la mia fame.

Forse l’unica pecca di questa pizzeria napoletana è la lentezza nel servire le pizze che spazientisce non poco i clienti e che non garantisce un veloce ricambio dei clienti ai tavoli con quelli in attesa.
Un tempo a Napoli c’erano tre addetti alle pizze, due persone le preparavano ed un’altra si occupava di infornarle e cuocerle.
La crisi deve proprio aver cambiato le cose se adesso queste figura si sono unificate…

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