Da una passeggiata in centro, decidiamo di convergere sul ghetto ebraico per andare a mangiare qualcosa al Fonzie – The burger’s house, una paninoteca Kosher che si trova proprio all’ingresso del ghetto in via Santa Maria del pianto 13.
Le pareti sono di un verde chiaro molto acceso, non ci sono tavoli ma solo banconi a muro con qualche sgabello e c’è un quantità incredibile di ragazzini che spingono e tentano maleducatamente di saltare le code alla cassa.
Tanto per cominciare ordiniamo un porzione di anelli di cipolla fritti e tre panini, questo posto è famoso proprio per gli hamburger con l’ottima carne Kosher.
Gli anellini sono buoni e ben fritti, non sono unti e finiscono in un baleno.
La nostra amica vegetariana ha ordinato un panino con finto hamburger e dice che è davvero buono anche se guardandolo lo trovo decisamente triste.
Il locale ha un ampia scelta di birre a prezzi quasi accettabili, così io e Simona prendiamo una weiss che non abbiamo mai provato prima e che si rivela discreta.
Quando è pronto il mio panino mi faccio spazio tra la folla per portarmelo via. Ha un bell’aspetto, un hamburger da 150 grammi di carne Kosher ben cotta, poggia su un vero letto d insalata molto fresca ed è condito con pomodoro e salsa Chili.
Nei primi morsi dati ho sentito tutto il sapore di un ottima carne, magra e succosa ma da un certo punto in poi, quando sono arrivato alla parte più centrale con il chili, tutto il sapore del panino si è nascosto dietro un’insistente piccantezza che ha completamente messo ko tutte le mie papille gustative rendendo il resto del panino insapore.
Nemmeno l’ottima Augustiner weisse beer è riuscita a spazzare via quella sensazione dalla mia bocca, così che ho finito il panino non provando più alcuna emozione.
Il panino preso da Simona, invece è stata di sicuro la scelta migliore, era il più saporito, oltre al solito hamburger, la lattuga ed il pomodoro c’era un omelette che rendeva completava il gusto della carne intensificandolo. Peccato per la cottura non accademica dell’hamburger, cosa accettabile per una bistecca di carne fiorentina ma non per l’hamburger che era cotto soltanto all’esterno ma dentro era completamente crudo.
Finiti i panini il mio sguardo e quello di Simona denotavano una certa carenza, così abbiamo deciso di ordinarne un terzo da dividere, aggiungendo pure una porzione di patatine fritte che non guasta mai in queste situazioni da fast food.
Le patatine erano buone e sono finite saltando nelle vaschette tra ketchup e maionese nel tempo necessario per consentire al panino di arrivare alla nostra tavola.
Il panino, questa volta ospitava un hamburger di agnello, senape, insalata e pomodoro e come quello precedente servito a Simona peccava nella cottura.
Nonostante il locale ora fosse vuoto la cottura era stata trascurata.
Se mangiare manzo crudo può essere accettabile non lo è per l’agnello che va servito sempre ben cotto.
Davvero un peccato che una paninoteca in cui la qualità dei panini supera di gran lunga quella di tanti locali romani si perda in dettagli come la cottura, che se migliorata, renderebbero questa paninoteca un’eccellenza romana.
Quando finiamo il semicrudo, chiediamo il conto che è ragionevole ed andiamo via, indecisi se tornare ancora e dare un’altra possibilità al locale o andare in cerca di una paninoteca migliore.
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