Nella disperata ricerca di un posto libero per mangiare pesce nella prima calda domenica ad Ostia ci è capitato di avere una visione che se fossi stato nel deserto avrei subito etichettato come miraggio.
Una scritta su di un telo blu sul cancello di un palazzo recitava la scritta Panuozzo di Gragnano, ora se non siete di Napoli difficilmente riuscirete a capire la mia gioia e l’incredulità nello scoprire che una volta tanto nella vita, uno dei miei più grandi desideri, si era palesato davanti a me proprio nel momento del bisogno in Via Rutilio Namaziano 32, una traversa prima della famoso pontile di Ostia venendo da Lido di Ostia.
Senza esitare un solo minuto abbiamo deciso che questo è il posto giusto in cui fermarci a mangiare e dimenticato ogni proposito di mangiare piatti di pesce fresco serviti con vista sul mare.
Il locale è piccolo e con pochi tavolini in stile fast food, l’arredamento moderno e di un colore predominante blu, le scritte sul muro sono invece messe in risalto da un simpatico font giallo.
Al bancone c’è una giovane ragazza volenterosa e molto gentile che è nella confusione più totale, non si aspettava di avere tanti clienti contemporanei e non si trova ormai nella confusione più totale, confonde gli ordini e viene trattata male da alcuni clienti scortesi, infatti ad un certo punto prende il telefono e chiede aiuto ad un suo parente che era ancora a casa a riposare, chiedendogli di correre subito al locale, aperto da pochissimi giorni.
Riesco ad avvicinare il bancone mentre tengo a bado Simona che già scalpitava nervosamente per andare via nel nome di una pessima organizzazione, non posso farmi scappare l’occasione di mangiare un panuozzo di Gragnano.
Così ordino due mezzi panuozzi dai gusti differenti, due provole ripiene, tipiche della zona di Gragnano, con tanto di insalata, due crocchè di patate con provola e ci aggiungo pure una bella bottiglia piccola di vino rosso di Gragnano, se fosse davvero come l’originale sarebbe una fantastica scoperta.
Pago 25€ e mentre attendo mi vado a sedere ad un tavolino esterno al sole, tanto la ragazza che ora sembra più calma mi ha assicurato che ci porterà tutto lei di persona al tavolo senza sbagliare.
Scommetto che vi starete chiedendo cosa diavolo è un panuozzo che per me ha così tanta importanza? Intanto vi dirò che a Napoli non si trova e seppure lo si trova non è buono e tutti i napoletani come me per mangiarlo si mettono in coda sulla costiera amalfitana per andare fino sopra la cittadina di Gragnano a mangiarlo.
Il panuozzo è una sorta di lunghissimo panino schiacciato, di circa 45 centimetri, fatto con la pasta della pizza, viene cotto nel forno a legna e poi prima di servirlo viene tagliato a metà e riempito con vari ingredienti, ripassato un momento nel forno in modo da far scaldare ingredienti ed il pane e servito ancora caldo fumante.
Da soli riuscirete a finirne uno intero solamente se siete giovani ed in buona salute, altrimenti l’impresa sarà impossibile. Non vi nascondo di essere riuscito a circa 20 anni, a mangiarne due e mezzo tutto da solo ma attualmente nonostante la fame, non riuscirei ad andare oltre il mezzo panuozzo per non sentirmi troppo appesantito.
Il panuozzo non è un normale panino ma non è nemmeno una pizza o un calzone, è un’entità a se ed ha sapore e caratteristiche davvero speciali che scoprirete solo mangiandolo.
La ragazza gentile arriva davvero al nostro tavolo per portarci il vino, l’acqua e le insalate con la scamorza ripiena ed in un cuoppo di carta assorbente due giganti crocchè, quelli che a Roma la gene chiama crocchette.
Sono panzuti nella forma, ricordando proprio quelli napoletani, ne prendo uno lo mordo e sento tutto il sapore di casa, il prezzemolo, la patata vera schiacciata e la provola nel centro mi riempiono la bocca e mi danno speranze per il panuozzo.
Anche le provole sono buone e sono servite con crostini ed un po’ di insalata di pomodori, peccato non sia ancora periodo per avere dei pomodori freschi dal sapore intenso e che le olive siano quelle snocciolate, che odio.
Il calore della piastra sulla quale è stata passata la provola l’ha resa morbida all’interno, sono contento di essermi fermato ed aver convinto Simona ad attendere.
Dopo pochi minuti il nuovo cameriere corso in aiuto della ragazza ci porta i nostri due mezzi panuozzi, uno ripieno di salsicce e friarielli (una pianta simile alle cime di rape che si trova solo nel napoletano) e l’altro con melanzane, pomodoro, provola e parmigiano, una sorta di parmigiana scomposta.
Cominciamo a mangiare quello con le melanzane, è ottimo ed è ben presente il gusto del pomodoro che tende a condire un po’ la troppa mollica presente nel panino.
Le melanzane sono saporite nonostante non sia del tutto il periodo adatto e lo finiamo con appetito.
Quello con le salsicce ed i friarielli invece risulta più secco, non c’è il pomodoro e la quantità di olio presente non basta ad ammorbidire e dare gusto alla mollica che risulta difficile da mandare giù.
Per fortuna c’è il vino di gragnano, bello tosto, aspro, secco e leggermente frizzantino, credo sia stato inventato apposta per essere abbinato al panuozzo e mi ricorda con il suo gusto deciso quando da ragazzo andavo a Gragnano con gli amici.
Non riusciamo a finire il secondo mezzo panuozzo, così l’apriamo a metà e mangiamo solo il companatico che sarebbe un vero peccato sprecare. Non tanto per le salsicce che si trovano facilmente ma per i friarielli che qui a Roma sono rari.
Avendo speso solo 25€, possiamo dirci soddisfatti, la pancia è piena ed il ricordo è buono, mi sa che torneremo ogni tanto per sentirci più vicini alla costiera.
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