Sono poche le occasioni a Roma per mangiare vero cibo giapponese e per questo, appena abbiamo saputo di questo evento culinario Via Japan, ci siamo subito attivati per andare a provare tutto, o quasi.
Un cartello rassicurante recita 60 minuti di coda, comincio a pensare di aver sbagliato per 20 anni a diffondere la cultura giapponese, perché si è solo trasformata nella mondo consumista del momento.
L’ingresso è gratuito ma bisogna acquistare per 2€ le bacchette usa e getta all’ingresso, se l’avessero scritto sul sito me le sarei portate da casa, odio i sotterfugi di indubbia morale per fare soldi. Sarebbe stato più onesto mettere un biglietto all’ingresso di 2€.
Qui il cibo è venduto a peso d’oro, altro che Street food, mi verrebbe da chiamarlo Street furt. La quantità di gente entrata all’evento è enorme e ad ogni stand si è formata una grande coda.
Ci mettiamo in coda al banco degli onigiri, sono molto disorganizzati, 25 minuti di fila per prendere 2 onigiri mini da 3€ cadauno. Allo stand c’è un solo cuoco a farli, ma non li deve formare a mano, li prende già pronti da un contenitore, li taglia con coltello e ci mette dentro un ripieno di carne o di tonno e maionese.
Se vuoi una manciata di edamame devi pagare altri 3€, meglio accontentarsi dei soli onigiri. Il riso è buono, la dimensione un tantino minuta, la carne dentro è decisamente troppo salata, capisco che vogliano contrastare il riso che è sciapo ma così è esagerato.
Passiamo a fare la fila per il ramen, questa volta ci vogliono 40 minuti, ma ci è andata bene, perché dopo di noi si è formata una coda che si estende fino all’esterno dell’edificio.
Per un bicchiere di ramen ci vogliono 6€, più 1€ per ogni ingrediente extra aggiunto, sembra che qui in italia debba diventare un cibo di lusso.
Ci aggiungiamo solo il maiale che non deve mai mancare in un ramen.
Il ramen di Akira resta il migliore di Roma ma forse conviene continuare ad andare a mangiarlo al negozio, perché qui il maiale è freddo e bisogna anche trovare un appoggio di fortuna.
All’esterno ci aspettano altre code, 10 minuti per un karaage da 5€, i cuochi sono simpatici ma alla fine è meno saporito di quello che faccio io a casa, con la mia ricetta speciale.
Gli yakisoba e gli okonomiyaki sono vegani, niente katsuobushi, niente carne e stranamente niente alga aonori di guarnizione, possiamo anche evitarli, tanto ormai riesco a farli senza problemi come quelli originali.
La tenpura è molto buona, si sente anche il sapore di questo olio di sesamo puro che risulta aromatico nel retrogusto, i gamberi sono gustosi e pure la verdura è molto buona. Considerate poi che ci sono voluti solo 25 minuti di coda, cosa che non si nota dalle espressioni nella foto.
Il banco degli yakitori apre alle 14:30, devono essersi svegliati un po’ tardi, forse avranno fatto tardi ieri sera visitando Roma.
Ne approfitto per tentare di provare uno dei miei piatti preferiti, sperando che la salsa abbia quel sapore tipico che qui in italia non riesco a trovare.
Forse fatti alla grigia elettrica sono un po’ delicati nel sapore, ma devo accontentarmi di quello che c’è.
Per chiudere in bellezza ci siamo concessi uno dei sushi più buoni e particolari di Roma, quello di Sushisen.
Per questo evento ha preparato due nigiri speciali da 8€, eccoli in una pessima foto che non gli rende onore.
Sono difficili anche da spiegare, si tratta di un Nigiri di salmone norvegese con riduzione di Yuzu e zucca gialla, fiori di zucca, salsa di soia bianca e tobiko nero ed un Nigiri di tonno in stile Zuke, con miso bianco e funghi Shitake.
Il gusto che hanno è così intenso e particolare che per un po’ riempie di gioia tutte le papille gustative. Forse il più buono è quello al tonno ma non si può dire, bisogna assaggiarli.
Prima di andare via devo piegarmi ad un ultimo giro di yakitori, la mia droga personale.
Sono le 15:30, dopo 3 ore e mezza abbiamo finito di mangiare e fare code con un conto che ammonta a circa 30€ a persona, davvero tanto per una manifestazione di cibo da strada, l’abbiamo fatto solo per voi 🙂
Lascia un commento